“Tutti sorridono nella stessa lingua”, diceva Morris Mandel. O almeno così si credeva. Sembra infatti che il sorriso, gesto universale che accomuna e avvicina anche i popoli e le persone più distanti, cambierebbe in base alla cultura della persona che lo fa.
Secondo uno studio svolto dall’Università di Glasgow e pubblicato sulla rivista Proceedings della National Academy of Science, è emerso che, mentre gli occidentali esprimerebbero in modo più chiaro, con i movimenti del viso, l’emozione che provano, gli orientali avrebbero espressioni meno facilmente interpretabili. In particolare, sarebbe emersa una evidente differenza nel modo di sorridere: gli occidentali metterebbero in azione tutti i muscoli del viso, soprattutto quelli della bocca, mentre gli orientali si esprimerebbero principalmente con gli occhi.
Non solo, il sorriso avrebbe funzioni e significati differenti a seconda della cultura di riferimento. In Giappone, ad esempio, è emerso che gli impiegati sorriderebbero al proprio superiore solo per nascondere un turbamento. Nei Paesi orientali il sorriso sarebbe legato alla gerarchia sociale e servirebbe a negoziare il proprio status o ad esprimere gratificazione al proprio interlocutore.
Nei Paesi occidentali, invece, e soprattutto in quelli con una storia di forte migrazioni e mescolanza di diverse culture ed etnie, il sorriso esprimerebbe prevalentemente piacere e disponibilità verso l’altro, e la sua funzione principale sarebbe quella di rafforzare i legami sociali. Insomma, quando avete voglia di sorridere, ricordate sempre di pensare al Paese della persona alla quale lo state facendo perché, come si dice: “Paese che vai, sorriso che trovi”!